A cura di Claudio Gasparini
Veronese, laureata in belle arti con una tesi in letteratura comparata con Roberto Sanesi uno dei più grandi traduttori della letteratura anglo americana, è dal 2013 direttore di Rumors Festival, all’interno dell’Estate Teatrale Veronese. Il Festival è nato con il concetto di ‘Verona nel mondo, il mondo a Verona’. Portando musica di qualità «ho cercato di fare qualcosa che fosse giusto per quello che Verona si merita perché città importante». Per Elisabetta l’arte è sempre stata, fin da piccola, cosa di grande interesse in tutte le sue forme. Tra i vari spettacoli e performance al suo attivo anche come attrice, c’è l’esperienza teatrale di un anno con il Living Theatre. «Credo nelle persone che si battono in nome di qualcosa, per la vita prima di tutto. L’arte è in fondo la grande liberazione dell’essere umano, un tramite tra lo spirito e la terra. Le favole, i sogni, la poesia ci rendono più forti. Servono supereroi reali, persone vestite da ‘bene’, magie reali; la gente ha bisogno di credere in qualcuno prima che in qualcosa. Servono fatti, forza e poesia, passione e vitalità. Hector Zazou, compositore francese, mi diceva che ‘le voci’ devono essere come la terra, madre e padre, concime e luce; credo la stessa cosa dei capi del mondo. Servono grandi padri e imponenti madri». Impegnata anche in campo teatrale e musicale, Fadini ha organizzato e partecipato a vari recital con la collaborazione preziosa di alcuni tra i più prestigiosi musicisti e jazzisti. «La cultura andrà bene – continua – solo e se qualcuno la proteggerà». Per Elisabetta è fondamentale uno spazio per le donne: «Ogni uomo e ogni donna danno la vita per ciò in cui credono. Spesso le persone credono in poco o niente e tuttavia danno la propria vita a quel poco o niente. Una vita è tutto ciò che abbiamo e noi viviamo come crediamo di viverla. E poi è finita. Ma sacrificare ciò che sei e vivere senza credere, quello è più terribile della morte, questo diceva Giovanna D’Arco». Elisabetta Fadini è comunicativa ed una combattente per la cultura che «è al di sopra delle parti e lancia messaggi a tutti»”. Conclude con le parole dell’amato poeta Yeats: “Le arti hanno fallito, interessano a sempre meno gente. Sempre più impegnata a vivere, far soldi, divertirsi e basta. Noi che abbiamo a cuore le arti ci scopriamo sacerdoti di una fede quasi dimenticata e se vogliamo riconquistare la gente dobbiamo, a mio avviso, adottare il metodo e il fervore dei sacerdoti. Dobbiamo essere in parte umili, in parte fieri. Vediamo forse più degli altri ciò che è perfetto, ma le passioni dobbiamo trovarle fra la gente. Dobbiamo non solo predicare ma fare”.