Portate prove a favore dell’innocenza. C’è anche chi ammette in parte
Nessun pestaggio o tortura, così come nessun verbale falsificato, ma solo una piccola e parziale ammissione è stata fatta alla giudice per le indagini preliminari Livia Magri da alcuni poliziotti accusati dei presunti abusi avvenuti nei mesi scorsi nella questura di Verona. Hanno preso il via lo scorso 14 giugno gli interrogatori legati all’inchiesta e per ora sono stati sei i presi in causa, di cui due sono rimasti in silenzio avvalendosi della facoltà di non rispondere. Chi ha parlato, invece, ha ribaltato le accuse, portando documentazione a sostegno della propria innocenza. Solo una parziale ammissione è stata fatta da una poliziotta, come riportato sul Corriere di Verona. L’agente avrebbe schernito con un linguaggio violento un cittadino straniero. Parole che l’accusata non ha negato, a differenza dell’accusa di abuso dello spray urticante sempre in occasione di quel fermo ed ha aggiunto di non aver mai partecipato a torture o aggressioni in questura. A ruota anche un collega ha respinto ogni accusa. Un poliziotto veronese è infatti accusato di aver preso a calci, derubato e di aver urinato su un altro cittadino straniero fermato e portato in questura. Accusa che si aggiunge a quella di aver falsificato un verbale. L’agente ha però fornito alla giudice le immagini della body-cam che, a suo avviso, dimostrerebbero la sua estraneità ai fatti. Infine, sulla presunta urina usata su un fermato, ha parlato anche un altro poliziotto accusato, il quale ha riferito che non si trattava di urina ma di acqua presa da una bottiglietta. Gli agenti avrebbero usato una piccola quantità di acqua per far rinvenire il fermato.