A cura di Claudio Gasparini
In Italia il codice di procedura penale minorile subentra alla fine degli anni Ottanta basandosi sulla valutazione della personalità del minore. Nonostante sia essenziale l’educazione del minore, alla luce dei recenti fatti di cronaca, è chiaro come tale modello non sia più sostenibile. Il c.d. Decreto Caivano offre una risposta innovativa all’emergenza della criminalità minorile. La criminologa Giusy Calabrò ha collaborato col Senato nelle fasi di stesura del DL 15 settembre 2023 n. 123 “Misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché alla sicurezza dei minori in ambito digitale”.
Secondo Lei il Decreto Caivano si discosta dagli strumenti penali destinati agli adulti?
«Occorrerebbe potenziare le politiche sociali per adattarle al target generazionale coevo contraddistinto da bisogni educativi specifici. Senza tralasciare che la personalità del minore attraversa una fase evolutiva delicata occorre tutelare anche la quiete e la sicurezza pubbliche. Non si può lasciare impunito un minore che ha già assunto una condotta deviante rischiosa».
Con quale articolo non concorda pienamente?
«Il quinto comma dell’art. 5 Disposizioni in materia di prevenzione della violenza giovanile che imposta un approccio punitivo agli infraquattordicenni non imputabili. Credo occorra mantenere saldo il principio della tutela dei minori quali soggetti fragili prediligendo politiche di rieducazione inclusiva. Inoltre, in riferimento all’art. 8 “Modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 448 (…) inerente i lavori socialmente utili concordo essendo un’idea che avevo presentato, insieme a Valdegamberi, nel piano di sicurezza proposto a livello regionale (mozione n. 252, 2022) per arginare il fenomeno baby gangs».
Che ne pensa della messa alla prova e della reclusione per minori?
«Sono una ferma sostenitrice della messa alla prova, strumento rieducativo personalizzato efficace e incentrato sullo studio. Occorre evitare il più possibile ai minori gli ingressi traumatici in carcere».
Nella mozione 252 approvata dalla Regione Veneto nel 2022 era presente qualche provvedimento educativo?
«Certo. L’intervento di prevenzione primaria includeva anche un percorso rieducativo differenziato (minorenni/maggiorenni) sull’educazione alla legalità e alla cittadinanza attiva, abbracciando il principio del superiore interesse del minore».
Su quale punto del decreto Caivano concorda maggiormente?
«Concordo con le ‘Disposizioni per la sicurezza dei minorenni in ambito digitale’ tuttavia ritengo che le iniziative formative sul cyberspazio debbano essere curate da docenti competenti nel settore. Nonostante qualche riserva sul piano politico-criminale, guardo positivamente anche all’art. 570-ter c.p. che si focalizza sulla gravità della dispersione scolastica. L’elusione scolastica, più diffusa nelle aree territoriali degradate, pregiudica lo sviluppo personale e la partecipazione collettiva. Tale provvedimento potrebbe colmare le lacune lasciate dallo stato sociale in molte città».
Secondo lei quali provvedimenti sociali potrebbero essere efficaci?
«A fronte dell’emergenza devianza/criminalità giovanile la prima soluzione percorribile sarebbe investire nella prevenzione primaria sinergicamente con l’intervento penale; d’altronde, non mi sembra che il Decreto Caivano ignori o subordini l’approccio educativo, anzi rientra nei procedimenti penali minorili volti a restituire alla società un minore educato».