Uno studio afferma che le sostanze raggiungono il feto attraverso la placenta e il cordone ombelicale, diventando così un rischio per la fase prenatale
La consigliera regionaledi Europa Verde Cristina Guarda, ha sollevato molte criticità sull’inquinamento da Pfas a tal punto che è stata avviata con il presidente della Regione Zaia, una collaborazione con l’Istituto superiore di sanità. Questo perché nelle azioni specifiche di controllo, è stato compiuto un errore: l’esecutivo infatti, si è dimenticato di inserire nel piano di monitoraggio due sostanze su quattro. A comunicarlo sono stati gli studi condotti dall’Università di Padova e coordinati dall’endocrinologo Carlo Foresta, che hanno messo in luce anche che i Pfas segnalano una significativa alterazione del numero e della mobilità degli spermatozoi, specie nei giovani maggiormente esposti. A questi studi inizialmente fatti, ora però si aggiunge la scoperta del Pfoa, uno dei Pfas che venivano prodotti nel liquido seminale dei giovani della zona rossa e che li rendono incapaci di fecondare. Dati allarmanti dunque perché i Pfas sono in grado di raggiungere il feto attraverso la placenta e il cordone ombelicale, diventando così fattore di rischio per la fase prenatale, necessaria per lo sviluppo.