Sono 45 i giovani veronesi seguiti con il progetto
Spesso i minori che commettono reati tendono ad essere esclusi dalla società e questo perché vengono inquadrati come soggetti da cui è meglio stare lontani. Secondo i dati del Ministero della Giustizia tra i nuovi ingressi nel sistema penale il 23,26 per cento è costituito da minori tra i 14 e i 15 anni, ragazzini che si trovano a fare i conti con pene da scontare o con percorsi di inserimento sociale. Come fare perché da un fatto ‘negativo’ come può essere il reato di un minorenne, possa nascere qualcosa di positivo per il ragazzo in primis ma anche per la comunità in cui vive? Una risposta viene data dal progetto tra Zenit e Nadir, partito nel 2021 e finanziato dalla Fondazione Fare con i Bambini e di cui il Comune di Verona è partner insieme a Fondazione Don Calabria per il Sociale E.T.S, che costruisce percorsi di recupero individuali o di gruppo attraverso lo strumento della giustizia ripartiva, anche detta ‘giustizia amica dei minori. La Giustizia Riparativa è una giustizia che affianca la giustizia ordinaria e non la sostituisce; rimette al centro i protagonisti, autore, vittima e comunità, ovvero tutti i soggetti che dal fatto reato sentono e vivono una frattura. L’ottica di partenza è che i giovani rappresentano la speranza per il futuro e a loro va restituita tutta la fiducia possibile. Ad oggi sono 45 i giovani di Verona e provincia tra i 16 e 21 anni inseriti nel progetto, in parte segnalati dagli Uffici della Giustizia minorile, in parte dai Servici sociali del Comune. Giovanni, nome di fantasia, faceva parte di una baby gang specializzata nella ricettazione di biciclette rubate. Il suo percorso ripartivo lo ha portato a conoscere l’associazione veronese che promuove l’uso della bici, la Fiab e a partecipare alle diverse attività di sensibilizzazione che l’associazione realizza sul territorio.